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118 Emilia Romagna: “Se fossero sufficienti le linee guida, ma perchè non mandano una scimmia, che tanto fa lo stesso?”

118 Emilia Romagna: “Se fossero sufficienti le linee guida, ma perchè non mandano una scimmia, che tanto fa lo stesso?”

su doctor33it anno XV n. 58 del 16 marzo us

C. B. | VENERDÌ 17 MARZO 2017 9.43.26 Sarei curiosa di sapere chi paga, quando l’infermiere sbaglia? Se fossero sufficienti le linee guida, ma perchè non mandano una scimmia, che tanto fa lo stesso?

M B | VENERDÌ 17 MARZO 2017 17.04.29 Anche i miracoli non sono normati dalla legge. Gli infermieri potrebbero approfittarne e dopo l’atto medico occuparsi di atto “miracoloso”

Si riaccende la tensione tra Ordine dei Medici di Bologna e Regione Emilia Romagna sul ruolo degli infermieri nell’emergenza. L’Ordine guidato da Giancarlo Pizza ha sospeso per sei mesi il direttore sanitario dell’Ausl Bologna Angelo Fioritti: è il decimo medico a subire un provvedimento disciplinare nella vicenda, ma come negli altri casi la sospensione non opera finché il suo ricorso non sarà giudicato dalla ricostituita Commissione centrale esercenti arti e professioni sanitarie. A vario titolo i medici destinatari di provvedimenti ordinistici hanno dato il via libera a protocolli che in ambito locale delegherebbero atti medici a personale non medico: gli infermieri non solo starebbero agendo sul territorio emiliano senza la presenza del medico dove necessaria, ma starebbero formulando diagnosi, prescrivendo cure, somministrando farmaci, facendo triage del 118.

La vicenda è stata oggetto di un intervento in Senato dell’ex presidente dei collegi infermieristici senatrice Annalisa Silvestro che ha chiesto l’intervento di Ministero della Salute e Fnomceo, ricordando come Fioritti non sia estensore dei protocolli (l’articolo del Codice deontologico di cui si ipotizza la violazione sarebbe il 68 quando afferma che Il medico, in caso di contrasto tra le regole deontologiche e quelle della struttura pubblica o privata ove opera, sollecita l’intervento dell’Ordine al fine di tutelare i diritti dei pazienti e l’autonomia professionale) e come a causa di Omceo Bologna si stia destabilizzando senza basi scientifiche, professionali, organizzative il sistema dell’emergenza-urgenza a Bologna. Da tempo però l’Ordine di Bologna non è solo nella sua battaglia. La Federazione degli ordini emiliano-romagnoli (FRER) guidata da Augusto Pagani ha sottolineato come in ogni Ausl si affrontasse diversamente la questione organizzativa del 118, specie sul territorio.

L’anno scorso per la verità la regione emanò linee guida che assegnavano agli infermieri funzioni “borderline” come il poter sottoporre il paziente ad Ecg in presenza di dolore toracico, ottenere il referto a distanza dal medico (con problemi sui criteri per definire “diretta” la constatazione della problematica di salute); poter somministrare precocemente farmaci salva-vita in caso di sindromi coronariche acute, o da abuso di oppiacei, o di ipoglicemia grave; effettuare manovre salva-vita anche su pazienti in arresto cardiaco, e somministrare antidolorifici a pazienti con dolore severo, misurato tramite scale “analogico-visuali”. Gli ordini emiliani si erano chiesti fino a che punto l’uso delle linee guida in queste situazioni consenta di riconoscere lo stato del paziente e hanno evidenziato cinque punti critici: i mezzi di soccorso con medico e infermiere vanno denominati diversamente da quelli con solo infermiere, il paziente deve sapere quale professionalità ha davanti; non ci sono abbastanza medici di turno sui mezzi di soccorso avanzati; è concessa eccessiva discrezionalità delle decisioni; l’intervento medico in loco andrebbe sempre attivato dinanzi ad ogni malato critico o potenzialmente tale; l’anamnesi ed il rilievo di segni e sintomi clinici sono atto medico. A partire da questi punti FRER ha chiesto un incontro all’Assessore Sergio Venturi, incontro avvenuto a fine febbraio, con Venturi e Licia Petropoulakos direttore generale Sanità e politiche sociali in Regione. «La Regione ha portato controargomentazioni al nostro documento – spiega il coordinatore FRER Pagani, presidente Omceo Piacenza – e c’è stato un confronto sui temi della programmazione sanitaria, perché il nodo è qui: mancano medici in settori nevralgici, ci sono pochi tirocinanti in medicina generale, non c’è ricambio in pediatria né tra gli anestesisti, i medici del 118, gli ortopedici; i fabbisogni in alcune specialità vanno ripensati e adeguati, se non si risolve il nodo della scarsità di personale e dei finanziamenti, una delle conseguenze è la riassegnazione dei compiti, anche nei termini verso i quali, con riferimento al 118, abbiamo avanzato precise perplessità. Incontreremo nuovamente l’Assessore il 3 aprile e in quella sede parleremo proprio di 118 e case della salute ma soprattutto di come programmare il numero dei medici nella nostra Regione».

Interviene anche la presidente nazionale Ipasvi Barbara Mangiacavalli ricordando come l’empowerment dell’infermiere nell’emergenza segua “linee di programmazione e di organizzazione ormai universalmente riconosciute e adottate in molte realtà internazionali e, per guardare al nostro Paese, anche nella vicina Lombardia. Il tutto senza minacce o che si scatenino guerre intestine”. Mangiacavalli chiede un intervento delle istituzioni. «Ogni ordine è sovrano nelle sue scelte ma è ormai in ballo la carriera e in buon nome di professionisti eccellenti per ragioni davvero lontane dalla loro reale professionalità».

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Commenti all’articolo nel forum

V S | GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 7.14.01  Un plauso ed un ringraziamento al Presidente Pizza. Evidentemente c’e ancora chi non si sottomette al potere della politica.. Cinologo dell’Ordine non e’ quello di difendere i medici ma di tutelare gli interessi della collettivita’, anche contro decisioni ed errori di medici fatti per convinzione o per ragioni di carriera.

 

L L | GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 9.12.12  Non è chiaro…non c’è tournover,mancano i medici per i tagli imposti dalla politica e si promuovono gli infermieri…in una confusione di ruoli che solo in Italia si può concepire invocando i modelli di paesi europei che hanno realtà sanitarie ben diverse dalle nostre…Che pasticcio!

 

M O | GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 10.11.48  Ma non è forse la stessa situazione in cui si trovano Fisiatri e Fisioterapisti? Perchè in questo caso c’è tutto questo pandemonio e nel caso della riabilitazione invece tutto tace? Eppure, mentre è quasi impensabile sentire un infermiere presentarsi alpaziente come “Dottore”, il fisioterapista fa un uso veramente ridondante del titolo di “Dottore” (che peraltro la riforma universitaria gli conssente). E’ ora di fare chiarezza, anche e soprattutto per gli assistiti!

 

S D G | GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 10.17.46  Gli infermeri costano meno dei medici ed ai politici, se la gente muore non gliene frega nulla  fino a che i destinatari di manovre rianimatorie non sono loro stessi o familiari di primo grado

 

C P | GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 10.53.41  Gli infermieri hanno competenze e formazione tale da poter agire gli atti “contestati”. E’ davvero improponibile che a fronte di oggettivi benefici per la popolazione ci sia chi si arrochi su posizioni supportate solo da classismo. Il tanto citato “atto medico” non ha nemmeno una definizione legislativa tale da consentire di definire cosa è atto medico e cosa non lo è …

 

M G | GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 16.06.51  Io credo che lei la confusione l’abbia in testa, vada ad informarsi sul profilo l’Infermiere e la formazione che è alla base. La confusione della categoria dei medici  oggi è che non hanno conoscenza di questa figura complementare e non affatto in competizione. Manca da parte loro la capacità di differenziazione tra quella che  la diagnosi medica e infermieristica. Grazie

 

G T | GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 23.58.51  è stato detto tutto fuorchè la legislazione italiana prevede che la potestà di curare, di diagnosticare e di certificare spetta solo e soltanto al medico. Mangiaavalli non dice cosa è universale per il suo microcosmo, abbandonandosi in un deserto da solitario anzichè cercare alleanze con i medici. inoltre è confusa la sua conclusione così come riportata in articolo.

 

N L | VENERDÌ 17 MARZO 2017 7.53.43  personalmente, invece di impiegare più infermieri nell’emergenza, credo sia necessario potenziare il servizio infermieristico domiciliare. c’è più bisogno di loro nella gestione del paziente cronico e oncologico a domicilio!! magari facendo diventare definitivamente realtà l’infermiere reperibile anche la notte o nei week end!

 

C B | VENERDÌ 17 MARZO 2017 9.43.26  sarei curiosa di sapere chi paga, quando l’infermiere sbaglia? se fossero sufficienti le linee guida, ma perchè non mandano una scimmia, che tanto fa lo stesso?

 

M B | VENERDÌ 17 MARZO 2017 17.04.29  Caro P, lei mostra di non avere le competenze linguistiche di base: agire e’ un verbo intransitivo. Per quale motivo dovremmo credere che lei, dopo avere fallito con la grammatica, sarebbe in grado di dedicarsi a compiti molto piu’ complessi? Arrocca, al presente e con due “c”. L’infermiere non e’ un commercialista e il medico non e’ un notaio: hanno formazione e curricula diversi. Per quale motivo medici e infermieri dovrebbero avele stesse competenze a fronte di un cursus studiorum completamente diverso? Anche i miracoli non sono normati dalla legge. Gli infermieri potrebbero approfittarne e dopo l’atto medico occuparsi di atto “miracoloso”… Se vuole lavorare come medico non le resta che conseguire una laurea e farsi assumere. Per concludere ho notato che gli infermieri sono i primi a strepitare su vari siti quando gli operatori socio sanitari invadono il loro campo (vedi ECG): come lo spiega?

 

S S | SABATO 18 MARZO 2017 8.13.04  Caro B, vedo che gliele canti bene e di santa ragione , a coloro che invadono senza rendersene conto, le competenze che sono solamente dei laureati in medicina e chirurgia. Devi sapere però che a Bologna vige da secoli un regime politico particolare, i cui principi basilari sono quelli dell’eguaglianza, siamo tutti uguali, non importa cosa fai e cosa sei. Nessuno potrebbe scardinare quel modo di pensare, che ha ridotto intere nazioni che l’hanno applicato ad un campo di ortiche. Nazioni che poi si sono trasferite in blocco in occidente ed anche da noi,che abbiamo dovuto relevarli ,sfamarli e quant’altro a nostre spese. Se continua così, anche noi faremo la stessa fine, un passetto alla volta. Il nostro encomio di medici chirurghi,(la mia è una laurea sudata e con grandi maestri ,licenza liceale a parte) va al presidente dell’ordine dei medici di Bologna, che sta conducendo una battaglia sacrosanta per  difendere la nostra categoria. Riprovevole il silenzio dei nostri sindacati (ANAAO, sveglia ,dove sei?). Ti dirò caro Bocchino, che gli infermieri un po’ la volta, hanno fatto un gran salto di qualità. Anni fa, venivano reclutati ad libitum, perché nessuno voleva andare a pulire le terga ai malati. Erano povera gente, prelevata dal popolino. C’era l’infermiere generico e c’era il “graduato”, l’infermiere professionale. Striscia celeste il prino ,sulla divisa, striscia rossa l’altro, a stabilirne il grado. E poi,c’era la coposala, figura trainante della corsia, che teneva sottoposti i suoi infermieri. Poi venne la livella, voluta dalle forze politiche egualitariste. Todos caballeros . Il mansionario ,che dettava i compiti e le mansioni del ruolo infermieristico fu abolito. Fu data loro la possibilità di fare endovene, montare flebo, introdurre cateteri vescicali etc. funzioni che prima erano prettamente mediche. Fuori sono loro che fanno tutto ed è una discreta fonte di guadagno. Prima lo facevano i medici nei loro studi. Ma i sindacati degli infermieri volevano andare oltre. Ed hanno pensato di introdurre la laurea breve ed in scienze infermieristiche. E’ stato il capolavoro di CGIL-CISL-UIL. Cosa pensavano, i nostri sindacati medici, che costoro avrebbero preso la laurea ,per appenderla al muro,come un quadro qualsiasi? E no,cari colleghi! La laurea gli è servita e gli servirà per scalzarvi un po’ la volta. Prima con le terapie parenterali, ora con la pratica medica a tutti gli effetti. E le prime avvisaglie si cominciano a vedere in quel di Bologna la rossa, rossa sino alle viscere ed i rossi si sa, vanno dritti per la loro strada, perché pensano di esserte gli unici possessori della ragione e della verità. Sono un po’ come Procuste ed il suo famoso letto. Con la protesta studenetsca del 68 hanno scardinato le università, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il medico, ha perso il suo appeal, è tenuto in nessuna considerazione,il suo è solo un atto dovuto,che lo voglia o no. Lasciato solo, nessuna tutela né parte degli ordini né da parte dei sindacati, che dormono i sonno di Aligi. E si vede negli ospedali e nel territorio. Tutto bloccato, posti di lavoro con il lanternino. Il primario ospedaliero è stato sostituito dal “responsabile”, l’aiuto anziano che si assume la responsabilità del reparto , gratia et amore dei, senza nessuna gratifica economica Ed i sindacati tacciono. Ed allora perché meravigliarsi se gli infermieri vogliono agire sul malaro in piena autonomia ,sono laureati anche essi o no? Vogliono mettere la loro professionalità al servizio delle ASL ,povere in canna e senza risorse, al posto dei medici? Nessuno potrà fermare la corrente impetuosa. Quello che mi lascia perplesso e triste è che sono gli stessi nostri colleghi di Bologna, a favorire questo stato di cose.

 

C P | SABATO 18 MARZO 2017 23.19.51 Ben detto, inoltre io penso che gli atti delegati in se non hanno ragione d’essere perché se veramente gli infermieri si sentono in grado di attuare una terapia dopo aver fatto diagnosi, se ne devono prendere tutte le responsabilità. Ovvero non devono telefonare al medico di centrale operativa e chiedere il consenso ma debbono farlo in autonomia e se sbagliano portare le terga davanti al giudice e rispondere delle loro azioni in prima persona. È troppo facile fare il finocchio col c..o degli altri si dice in Toscana . A questo proposito bisognerebbe che i politicanti si prendano la completa responsabilità dell’operato degli infermieri con una legge chiara e precisa, cosa che ovviamente nn faranno mai.

 

A M | DOMENICA 19 MARZO 2017 16.21.00 Personalmente ho vissuto l’emergenza per quarant’anni, come cardiologo e per anni anche come responsabile della  degenza di pronto soccorso, istruttore BLS, ADSL…Il problema è chiarire bene le ideee su  chi sa, chi deve e chi può fare cosa. Come squadra, da soli si combina poco; da egoisti ancora meno.  Comunque  mi pare si debba  sempre avere come obiettivo comune  l’interesse del paziente critico (spesso chiamato vittima, cosa che mi pare un pò lugubre..). Una persona deve avere la migliore assistenza possibile , ragionevolmente anche in base alle risorse ( talora risicate), ma certo non seguendo i chiari luna del decisionista  di turno,che si tratti di un medico, un amministratore, un politico, di una casta…  Questo dovrebbe essere un punto su cui tutti noi dovremmo essere d’accordo.

 

S S| LUNEDÌ 20 MARZO 2017 8.42.08  Leggo che anche lei, caro M, è stato un “responsabile”, la nuova figura che ha sostituito di fatto il primariato(ora dicasi direttore, secondo il nuovo linguaggio politicamente corretto. Primario non va più bene, sarebbe eccessivo per i subalterni). Ora va bene responsabile, un ex aiuto anziano preso nel mucchio, senza stare a fare concorsi (peraltro si sa comme vanno i concorsi all’italiana) e soprattutto risparmiando sul corrispettivo che non è quello che spetterebbe al primario o direttore ,che dir si voglia. Tutto avviene con il tacito consenso dei nostri molteplici ed inconcludenti sindacati, la maggior parte di matrice politica. Cavallo di Troia per la carriera politica o professionale. Ciò premesso, concordo con quello che dice, ci mancherebbe; il paziente soprattutto. Certo, bisogna agire come equipe (lei la chiama squadra, in termine militaresco.) Io che ho fatto il militare, Sten.Medico (bei ricordi), so che la squadra va comandata ed a farlo è un graduato, addestrato alla bisogna. Non è certamente un soldato a gestirne il comando. Bene allora, lei la squadra di emergenza a chi la affiderebbe, ad un infemiere, ancorché laureato o ad un medico, laureato in medicina e chirurgia e con stage in pronto soccorso, emergenza? E’ su questo che bisogna rispondere. Ed il suo parere sarebbe importante, visto che ha fatto la sua pluriennale esperienza in emergenza e ne conosce ogni risvolto? Allora, caro collega, medico o infermiere? Questo il busillis, direbbe quel famoso comico.

 

M B | LUNEDÌ 20 MARZO 2017 17.12.04 Carissimo S, come al solito, è piacevole sentire parole di buonsenso. Sta storia della squadra viene troppo spesso fraintesa e lo stesso avviene con la democrazia in medicina. Qualche tempo fa il prof Burioni ha detto qualcosa  di sconvolgente per molte menti semplici: in medicina il parere dei pazienti non cambia le verità scientifiche e sulle vaccinazioni non esiste maggioranza o democrazia. L’unico parere accettabile è quello degli esperti. Per quanto riguarda la squadra: io vengo preso in giro dai colleghi perché conosco il nome di tutte le donne delle pulizie dell’ambulatorio (16000 pazienti)  e le saluto sempre prima di andare a casa. Senza di loro l’ambulatorio sarebbe sporco e inagibile e io non potrei lavorare. Sono una parte essenziale della squadra ed ho massimo rispetto per il lavoro che fanno…secondo te c’è qualche imbecille a Bologna pronto a coinvolgere le donne delle pulizie nella gestione clinica?

Dimenticavo! Gli infermieri sono laureati e studiano le stesse materie che studiamo noi…sono Clinici! Certo, anche vino e aceto condividono la stessa origine (uva) e insieme contribuiscono al successo di  una cena e tuttavia se un bicchiere di ottimo vino è un piacere, uno di straordinario aceto resta sempre una schifezza. Non mi pare che siamo intercambiabili…per quanto riguarda le decisioni condivise :  sono una piaga. Un modo per evitare qualsiasi responsabilità e non decidere mai nulla in attesa dell’assenso di tutte le categorie, inclusi infermieri, oss, pazienti, sindacati e anche mia zia. Aspettando Godot!  Tutti intimoriti dal rischio dell’uomo forte…