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AI CANDIDATI GOVERNATORI REGIONE SARDEGNA SUI TEMI DELLA SANITA’

AI CANDIDATI GOVERNATORI REGIONE SARDEGNA SUI TEMI DELLA SANITA’

Ordine Professioni Infermieristiche Carbonia Iglesias

Prot. 70 – Carbonia Iglesias, 14 Febbraio 2019

Ai Candidati Governatori Regione Sardegna

 

Gentili candidati governatori, premesso che non ci consideriamo controparte di alcuna istituzione, e che non siamo pregiudizialmente ostili a nessuna delle intenzioni e delle determinazioni politiche che insistono anche nella ASSL Carbonia se non limitano la qualità delle cure e dell’assistenza, cogliamo l’opportunità del rinnovo del Consiglio Regionale Sardegna per confrontarci con Voi per il mezzo di una nota istituzionale che rappresenta l’esigenza di stabilire un contatto, di avviare una serie prospettica di compartecipazioni su scelte che ricadono sul territorio del Sulcis Iglesiente.

E da infermieri, nel numero di 930 nella ex provincia del Sulcis Iglesiente nel pubblico e nel privato ed in libera professione, riteniamo preminentemente utile evitare un intervento autoreferenziale quindi di rivendicazioni di categoria, fermamente convinti che prima degli interessi dell’infermieristica in senso stretto, in questa tornata elettorale regionale di importanza capitale e nella prospettiva di un rinnovo non solo nominale ma di un vero e proprio cambio di passo, sia più opportuno mettere sul tavolo i diritti dei cittadini e delle cittadine, cercando di contestualizzarli in una comunità civica vivace ma da sempre considerata geograficamente marginale, limitrofa della provincia di Cagliari, satellite della sanità dell’area metropolitana, residuale rispetto alle risposte assistenziali della ASSL Cagliari, della AO Brotzu, della AOU Cagliari.

 

Questo territorio è stato ferito ma non piegato dalla crisi industriale e agricola e dal non decollo della turistica, e non capitolerà rispetto alle evidenze che di fatto si accentrano e concentrano i servizi sanitari nell’area metropolitana depotenziando altre ma non meno significative domande di salute da parte di comunità civiche che avrebbero, hanno e avranno pari diritti e opportunità.

 

Si sono sparigliate le carte del necessario riordino della rete ospedaliera?

 

La presente non vuole essere un elenco della spesa, di richieste e di desiderata fin troppi scontati in campagna elettorale, e nemmeno ipotizziamo un voto di scambio: lo considereremmo una offesa alla nostra stessa intelligenza. I governatori in pectore hanno certamente elementi e contezza di cosa fare come anche in questa provincia. Lo diamo per acquisito.

Da infermieri stiamo facendo un grande lavoro per valorizzarci e attualizzarci sempre di più tra tutti gli attori della salute, e affinchè possiate essere consapevoli di chi siamo, di chi cosa facciamo, di cosa vogliamo, iniziamo con sottolineare la parola chiave, condivisione, e il concetto chiave: se la salute conta, tutti gli attori della sanità devono avere pari opportunità e medesima considerazione e coinvolgimento nelle scelte che ricadono sui cittadini, ai quali gli infermieri sono storicamente vicini per intima convinzione e per la natura stessa della professione svolta.

Ci mettiamo noi stessi in discussione, e vi proponiamo una lettura proattiva dell’organizzazione della sanità, e prima di pretendere da Voi un determinato modo di agire, ci mettiamo a  disposizione dell’istituzione regionale sarda in divenire: infermieri e cittadini al servizio della politica regionale nel senso più alto del termine e con la P maiuscola, in quanto siamo non solo attori principali del SSR, ma finanche fruitori di servizi in area ospedaliera e territoriale, contribuenti e nel pieno esercizio dei diritti politici di cui al 24 Febbraio pv a prescindere dal segreto dell’urna.

 

La sanità è un costo solo nel “limite” delle “insufficienze”, ve ne siano, dei suoi amministratori: ben coordinata è un grande investimento in termini di salute.

Investimenti di carattere culturale: una visione più ampia e coraggiosa che preveda un più esteso e appropriato impiego degli infermieri e delle professioni sanitarie e tecniche delle loro competenze e del potenziale inutilizzato, misconosciuto, non valorizzato, da rilanciare anche con le nuove specializzazioni.

Investimenti di carattere organizzativo: non può essere posto in essere alcun atto aziendale, nè alcun riordino della rete ospedaliera senza gli attori dell’assistenza e dell’organizzazione del lavoro al posto giusto, potenziati, rispettati, ascoltati, adeguati nelle competenze, nelle dotazioni organiche, nelle retribuzioni. Ridurre l’esposizione degli operatori a carichi di lavoro eccessivi e mansioni improprie e che li espongono a maggiori rischi di commettere errori anche non rimediabili sia su di loro che sui loro assistiti, è diventata una priorità, così come che attendono una inversione di rotta i lavoratori della sanità pubblica ASSL Carbonia che a parità di funzioni, ruolo e stato di servizio con altri dello stesso profilo professionale in ATS Sardegna, non hanno riconosciuto il diritto alla valorizzazione del loro contributo al funzionamento dell’organizzazione assistenziale.

Investimenti di carattere manageriale: riconoscimento di specializzazioni mirate e dell’opportunità dell’adozione di modelli innovativi di prevenzione e governo della cronicità, di nuovi modelli gestionali con la reale sperimentazione di una organizzazione dell’assistenza basata sull’intensità delle cure,  puntando davvero sulle case della salute e sugli ospedali di comunità, strumento fondamentale assieme a un reale sviluppo dell’assistenza domiciliare integrata. Investire soprattutto sull’infermiere di famiglia.

Investimenti di carattere interprofessionale: la garanzia di livelli di qualità e sicurezza agli ospedali e nei servizi territoriali adeguati alle necessità della popolazione in questa determinata fase storica, è possibile solo con l’integrazione tra ospedali e territorio, tra pubblico e privato,  e conseguentemente con l’integrazione e il rispetto tra professionisti.

Investimenti di carattere comunicativo: un rafforzamento dell’umanizzazione delle cure e della relazione sanitario-utente passa anche per messaggi positivi, perché ai cittadini non interessano le insegne di DEA di I o II livello all’ingresso degli ospedali, ma che i servizi funzionino, che le liste d’attesa sia contenute, il personale adeguato e preparato e premiato, che gli ambienti di degenza siano sicuri, affidabili e funzionali. Si devono portare i professionisti della stampa a parlare della sanità che funzione con la stessa enfasi di quando stigmatizzano, doverosamente, la sanità che arretra.

In una delle provincie più povere d’Italia, la non autosufficienza e cronicità rappresentano e rappresenteranno, infatti, aspetti principali anche nella sanità del Sulcis Iglesiente e nel Sud Sardegna. Dedicateci la giusta considerazione.

 

Non possiamo permetterci di restare fermi al palo dell’efficacia e dell’appropriatezza, soprattutto nella prospettiva del rispetto della qualità di vita della persona utente del SSN e della Sanità Privata: saranno le competenze professionali a favorire con articolazioni del SSN un’ alleanza che faccia da tramite con le esigenze della persona assistita.

 

Queste sono percorsi di una strada possibile, ineludibile e non rimandabile ma inspiegabilmente sottovalutata da alcuni attori dell’ATS oggi e della ASL 7 ieri.

 

Ritorniamo sull’importante passaggio dell’infermiere di famiglia. Nelle more del riconoscimento di specializzazioni anche universitarie mirate e dell’opportunità dell’adozione di modelli innovativi di prevenzione e gestione della cronicità, appare prioritaria l’istituzione anche nel Sulcis Iglesiente e nel Sud Sardegna della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, sull’esempio di Lombardia, Piemonte e Toscana che hanno deliberato l’introduzione nel Servizio sanitario regionale di questa figura, prevedendone non solo ruoli e funzioni, ma anche i percorsi formativi.

 

Quella dell’infermiere di famiglia in team con i medici di medicina generale è da ritenersi un’opzione sicuramente realizzabile, senza ricorrere all’impiego di dipendenti impiegati nelle varie forme del mercato del lavoro,  per non limitare lo sviluppo professionale dei neolaureati e in cerca di prima occupazione: devono essere liberi professionisti o convenzionati proprio come lo sono gli Mmg.

 

Oggi sul territorio un medico di famiglia ha un massimale di 1.500 assistiti: è proponibile un massimale di assistiti di 500 per infermiere. Nella ex provincia Carbonia Iglesias, 127 mila abitanti, significherebbe 254 infermieri di famiglia. Nella nuova provincia Sud Sardegna capoluogo Carbonia, 353 mila abitanti significherebbe 706 nuovi posti di lavoro.

 

L’Ordine infermieristico si assume l’onere di misurarsi e remare nella direzione degli atti politici che riguardano la sanità qualora ve ne siano i presupposti e per l’attualità, la pregnanza e le ricadute complessive di tutte le determinazioni politico istituzionali ai diversi livelli che coinvolgono direttamente il territorio, gli assistiti e gli utenti fruitori dei servizi e delle prestazioni poste in essere in ASSL Carbonia e nella sanità privata accreditata, daremo sempre un nostro contributo al miglioramento del sistema salute.

 

Chi possiede progetti, obiettivi, idee, ricerche da portare a compimento deve trovare in Regione Sardegna ed in ATS SARDEGNA-ASSL Carbonia una sponda per poter provare a realizzarli piuttosto che un muro di gomma pronto a respingere qualsiasi sussulto di orgoglio professionale.

Vi abbiamo rappresentato un quadro sintetico del nostro contesto con tutta l’autorevolezza che la vostra attenzione meritava, per gli approfondimenti e i ragionamenti che vorrete con noi condividere

Le istituzioni regionali non possono permettersi un Ordine Infermieristico Provinciale che cerca di interagire con ATS Sardegna e che viene sistematicamente ignorato come testualmente riportato, ad esempio, in una nota ASSL Carbonia che esclude gli infermieri dalla gestione di gravissime vicende aziendali: “non si evince alcun vostro interesse giuridicamente rilevante”.

Non si evince alcun nostro interesse giuridicamente rilevante a tutela dei cittadini e della professione?

Confidiamo che non sia questa la vostra di idea di collaborazione e del ruolo dell’Ordine.

Richiamiamo in ultimo, ma non per ordine di importanza, la questione delle centinaia lavoratori della sanità privata con tantissime mensilità retributive arretrate, decine di essi che ricorrono all’art. 1676 del Codice Civile per vedere riconosciuta la corresponsione dei loro salari e che per tutta risposta vengono sanzionati e sospesi dal servizio.

E nello stesso contesto aziendale, sindacalisti che agiscono a tutela di quei lavoratori per il rispetto del contratto collettivo e per il loro diritto a stipendi puntuali e congrue e che vengono per questo licenziati.

Diteci anche voi che la ritenete una cosa indegna di una Regione Sardegna civile.

firmato Graziano Lebiu, presidente OPI Carbonia Iglesias