AL MINISTRO DELLA SALUTE SULLA SANITA’ DEL SULCIS IGLESIENTE
Prot. 63 – Carbonia, 9 Febbraio 2019
Relazione del Presidente al cospetto del Ministro della Salute
Gentile Ministro della Salute on Giulia Grillo,
coglieremo l’opportunità odierna di confrontarci con Lei stando bene attenti a non commettere l’errore di un intervento autoreferenziale, fermamente convinti che prima degli interessi dell’infermieristica in senso stretto, in questa occasione prospettica sia più opportuno mettere sul tavolo i diritti dei cittadini e delle cittadine, pur cercando di contestualizzarli in una comunità civica vivace ma da sempre considerata geograficamente marginale, limitrofa della provincia di Cagliari, satellite della sanità dell’area metropolitana.
E nemmeno dedicheremo un secondo a presentarLe una lista di richieste e di desiderata fini a se stesse, considerando una offesa alla sua intelligenza e al suo staff che da una assemblea pubblica il Ministro della Salute possa avere contezza di cosa fare come anche in questo territorio. Lo diamo per acquisito.
Abbiamo, inoltre, già recepito ed apprezzato il suo saluto al Consiglio Nazionale FNOPI a Dicembre 2018 dove ha avuto modo di sottolineare che “gli infermieri stanno facendo un grande lavoro per valorizzarsi e attualizzarsi sempre di più tra tutti gli attori della salute”.
E’ ben consapevole, evidentemente, di chi siamo, di chi cosa facciamo, di cosa vogliamo ed è quindi da ritenersi assolutamente superfluo ritornarci sopra.
Oggi all’Ospedale Sirai di Carbonia hanno smontato dalla notte 23 infermieri, 43 hanno preso servizio la mattina, 30 sono in turno in questo momento, 20 prenderanno servizio questa notte. Altrettanti al CTO di Iglesias. Una comunità silenziosa, competente, laboriosa, a volte bistrattata, che non appare ma che garantisce il movimento dell’ingranaggio assistenziale.
Su questi esempi e nel solco di quanto sopra, ci mettiamo piuttosto noi stessi in discussione, proponendoLe una lettura proattiva dell’organizzazione della sanità dove prima di pretendere ad altri un determinato modo di agire ci si mette al disposizione dell’istituzione e si prova ad essere d’esempio.
Infermieri e cittadini al servizio del Ministero della Salute in senso lato in quanto attori principali del SSN non solo come fruitori ma anche come suo maggiore azionista, in quanto contribuenti e nel pieno esercizio dei diritti politici.
Entrando meglio nello specifico di questo dibattito ed iniziando nel dedicare attenzione al Piano Cronicità, è da chiedersi:
E’ possibile non solo di curare, ma anche di prendersi cura delle persone con patologie croniche?
E’ possibile che siano assistite non solo per quanto riguarda i sintomi specifici ma più complessivamente?
E’ possibile assistere al meglio i malati cronici sul territorio, dove finora molta parte dell’assistenza era lasciata alla buona volontà di famiglie e pazienti?
Tanto è possibile quanto necessario.
La non autosufficienza e cronicità rappresentano e rappresenteranno, infatti, aspetti principali anche nella sanità del Sulcis Iglesiente e nel Sud Sardegna.
E non possiamo permetterci di restare fermi al palo dell’efficacia e dell’appropriatezza, soprattutto nella prospettiva del rispetto della qualità di vita della persona utente del SSN e della Sanità Privata.
Le competenze professionali in questi ambiti favoriscono non solo la personalizzazione degli impegni assunti dall’utente verso la propria salute ma possono ridurre il rischio di istituzionalizzazione e ospedalizzazione, creando con articolazioni del SSN un’ alleanza che faccia da tramite con le esigenze della persona assistita.
Sottolineo la necessità di un cambio culturale, una visione più ampia e coraggiosa che preveda un più esteso e appropriato impiego degli infermieri e delle professioni sanitarie e tecniche delle loro competenze e del potenziale inutilizzato, misconosciuto, non valorizzato, da rilanciare anche con le nuove specializzazioni.
Ma anche noi dobbiamo ripensare alla dimensione ambientale: le cure extra ospedaliere non potranno essere previste solo come cure domiciliari ma anche come cure multi setting.
Da non tralasciare l’indicazione del documento Stato Regioni sulla strutturazione dell’ospedale di comunità, strumento fondamentale assieme a un reale sviluppo dell’assistenza domiciliare integrata.
Ll’ospedale di comunità è ideato proprio per gestire sul territorio percorsi di cronicità che non possono essere assistiti a domicilio ma che non devono ricorrere all’ospedale e di questa architettura i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali ne sono un pilastro e l’infermiere sempre in prima linea nell’assistenza e braccio operativo dell’organizzazione.
E’ negli ospedali di comunità si rafforza il ruolo non solo gestionale, ma clinico nella valutazione, stratificazione e nella capacità attuativa e certificativa degli infermieri e di altre professioni sanitarie e sociali.
Questa è una strada da percorrere ineludibile e non rimandabile ma inspiegabilmente sottovalutata da attori dell’ATS oggi e della ASL 7 ieri.
Dedicherei un breve ma ritengo importante passaggio sull’infermiere di famiglia. Nelle more del riconoscimento di specializzazioni mirate e dell’opportunità dell’adozione di modelli innovativi di prevenzione e gestione della cronicità, appare prioritaria l’istituzione anche nel Sulcis Iglesiente e nel Sud Sardegna della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, sull’esempio di Lombardia, Piemonte e Toscana che hanno deliberato l’introduzione nel Servizio sanitario regionale di questa figura, prevedendone non solo ruoli e funzioni, ma anche i percorsi formativi.
Quella dell’infermiere di famiglia in team con i medici di medicina generale è da ritenersi un’opzione sicuramente realizzabile, senza ricorrere all’impiego di dipendenti impiegati nelle varie forme del mercato del lavoro, per non limitare lo sviluppo professionale dei neolaureati e in cerca di prima occupazione: devono essere liberi professionisti o convenzionati proprio come lo sono gli Mmg.
Oggi sul territorio un medico di famiglia ha un massimale di 1.500 assistiti: è proponibile un massimale di assistiti di 500 per infermiere. Nella ex provincia Carbonia Iglesias, 127 mila abitanti, significherebbe 254 infermieri di famiglia. Nella nuova provincia Sud Sardegna capoluogo Carbonia, 353 mila abitanti significherebbe 706 nuovi posti di lavoro.
Concludendo:
- L’Ordine infermieristico si assume l’onere di misurarsi e remare nella direzione degli atti politici che riguardano la sanità qualora ve ne siano i presupposti;
- la sanità è un costo solo nel “limite” delle “insufficienze”, ve ne siano, dei suoi amministratori: ben coordinata è un grande investimento in termini di salute;
- per l’attualità, la pregnanza e le ricadute complessive di tutte le determinazioni politico istituzionali ai diversi livelli che coinvolgono direttamente il territorio, gli assistiti e gli utenti fruitori dei servizi e delle prestazioni poste in essere in ASSL Carbonia e nella sanità privata accreditata, daremo sempre un nostro contributo al miglioramento del sistema salute;
- non può essere posto in essere alcun atto aziendale, nè alcun riordino della rete ospedaliera senza gli attori dell’assistenza e dell’organizzazione del lavoro al posto giusto e valorizzati;
- il contesto di opportunità e crescita professionale e di carriera non solo per i collaboratori professionali sanitari infermieri, (fasce retributive, progressione di carriera e valorizzazione economica) è una sfida che rispetto al passato ci si deve impegnare a vincere;
- non siamo controparte di alcuna istituzione, non siamo pregiudizialmente ostili a nessuna delle determine che insistono anche nella ASSL Carbonia.
Riteniamo preminenti:
1) garantire livelli di qualità e sicurezza agli ospedali e nei servizi territoriali adeguati alle necessità della popolazione in questa determinata fase storica, anche rivedendo l’applicazione del DM 70/2015;
2) l’adozione di nuovi modelli gestionali con la reale sperimentazione di una organizzazione dell’assistenza basata sull’intensità delle cure;
3) l’integrazione tra ospedali e territorio
4) l’integrazione e il rispetto tra professionisti;
5) la riduzione dell’esposizione degli operatori a carichi di lavoro eccessivi e mansioni improprie e che li espongono a maggiori rischi di commettere errori anche non rimediabili sia su essi stessi che sui loro assistiti.
6) un rafforzamento dell’umanizzazione delle cure e della relazione sanitario-utente, perché ai cittadini non interessano le insegne di DEA di I o II livello all’ingresso degli ospedali, ma che i servizi funzionino, che le liste d’attesa sia contenute, il personale adeguato e preparato e valorizzato, che gli ambienti di degenza siano sicuri, affidabili e funzionali.
Chi possiede progetti, obiettivi, idee, ricerche da portare a compimento deve trovare in ATS SARDEGNA-ASSL Carbonia una sponda per poter provare a realizzarli piuttosto che un muro di gomma pronto a respingere qualsiasi sussulto di orgoglio professionale.
Confido di averLe rappresentato un quadro sintetico del nostro contesto e con tutta l’autorevolezza che la giornata meritava.
La saluto con le seguenti scene di vita istituzionale e aziendale vissuta:
Un Ordine Infermieristico che cerca di interagire con ATS Sardegna e ASSL Carbonia e che viene sistematicamente ignorato.
Lavoratori della sanità pubblica che a parità di funzioni, ruolo e stato di servizio con altri dello stesso profilo professionale, non hanno riconosciuto il diritto alla valorizzazione del loro contributo al funzionamento dell’organizzazione assistenziale.
Lavoratori della sanità privata che ricorrono all’art. 1676 del Codice Civile per vedere riconosciuta la corresponsione delle loro retribuzioni e che vengono sanzionati e sospesi dal servizio
Sindacalisti che agiscono a tutela di lavoratori per il rispetto al contratto collettivo e per il loro diritto a retribuzioni puntuali e congrue e che vengono per questo licenziati.
Dovè l’errore?
La ringrazio per l’attenzione, Vi ringrazio per l’opportunità.
firmato Graziano Lebiu, presidente OPI Carbonia Iglesias