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SUL CAMPANILISMO DELLA SALUTE DISUGUALE TRA CARBONIA ED IGLESIAS

SUL CAMPANILISMO DELLA SALUTE DISUGUALE TRA CARBONIA ED IGLESIAS

Riceviamo e pubblichiamo.

Per uscire dal campanilismo della salute disuguale tra Carbonia e Iglesias? In fondo a sinistra

Lettera di Berlicche sull’Atto aziendale e sulla  di Rete ospedaliera

Mio caro Malacoda,

la salute, per gli abitanti del Sulcis Iglesiente, è disuguale per la diversità delle abitudini individuali, per la differenza nel modo con cui tuteliamo il nostro benessere e ci proteggiamo dalle malattie. Le politiche sanitarie hanno la loro importanza, anche se molto meno di quelle sociali ed economiche. Chi è andato avanti negli studi o ha un lavoro o vive circondato da relazioni umane positive vive meglio e più a lungo, anche perché ha maggiore libertà di scelta ed è più probabile che segua un’alimentazione equilibrata, faccia esercizio o attività sportiva, riposi con regolarità.

 

La salute è disuguale perché il sistema sanitario regionale non è organizzato in modo omogeneo: i cittadini di alcuni territori hanno un accesso meno facile alle prestazioni, sia in termini di tempestività sia per la prossimità ai servizi. Le differenze esistono anche all’interno di una Area Socio Sanitaria. Gli esiti delle cure possono essere molto diversi anche in un ospedale suddiviso in più stabilimenti, come nel nostro caso.

 

La salute è disuguale perché il sistema della ricerca epidemiologica è carente o, meglio, non produce risultati utili per l’allocazione dei servizi. Non sono chiari gli obiettivi e l’agenda della ricerca è in buona misura dettata dal privato, non certo dalle istituzioni pubbliche in rappresentanza dei cittadini.

 

Ecco perché secondo il Ministro della Salute sarebbe meglio chiudere -o trasformare-  gli ospedali a ridotto volume di attività al fine di evitare l’aumento delle iniquità. Ecco perché sarebbe meglio concentrare  le prestazioni sanitarie nei centri ad attività più intensa riducendo le disomogeneità di esito delle cure, migliorando equità e risultati. Valutando con maggiore attenzione il reale miglioramento di sopravvivenza garantito dai nuovi medicinali potremmo contenere il peso economico di una rimborsabilità quasi generalizzata, destinando risorse a prestazioni e servizi a maggiore valore aggiunto.

 

In questo spaccato di salute disuguale, qualcuno ha però fatto l’elogio al nuovo Atto ATS e alla nuova bozza di Rete Ospedaliera salutando con grande soddisfacimento l’attribuzione di due Chirurgie Generali e di due Ortopedie e Traumatologie – quasi si trattasse di prestazioni da garantire nei livelli essenziali di assistenza delle due cittadine, nonostante il ridottissimo volume di attività- , la  Struttura Complessa di Oculistica -con attribuzione, però,  di 2 solo posti letto?!-, la SC di Neurologia -peccato che a questa non sia seguita l’attribuzione di una dotazione organica di specialisti in neurologia-,  la SC di Oncologia e del nuovo e ampolloso Distretto delle piccole isole di Carloforte e Sant’Antioco al quale non verranno attribuite certamente nuove risorse.

 

Di converso, al regalo dei due doppioni  fa da contraltare la la bozza di Rete Ospedaliera che recita: “i presidi ospedalieri di area omogenea costituiscono un’unica entità funzionale, organizzativa ed amministrativa all’interno della quale non possono sussistere duplicazioni di strutture complesse di diagnosi e cura, ad eccezione di quelle per le quali è previsto un bacino di riferimento inferiore o uguale a 80.000 abitanti (Medicina generale, Recupero e riabilitazione funzionale e Lungodegenza) e di quelle relative ad alcune specifiche discipline in relazione alle dotazioni di posti letto.

 

Ma, allora, i due doppioni alla ASSL di Carbonia?

 

Ancora, la bozza della Rete Ospedaliera stabilisce, a pag. 23 paragrafo 6.2., che: “Il Presidio ospedaliero unico di area omogenea definisce un unico ospedale, eventualmente ripartito in più stabilimenti, che garantisce l’erogazione delle attività sanitarie di ricovero ai cittadini per i quali rappresenta il riferimento per il soddisfacimento dei bisogni di salute.

 

Al fine di garantire il mantenimento delle competenze specialistiche e l’efficacia nella prevenzione, diagnosi, cura, assistenza e follow-up del cittadino, i professionisti devono ruotare tra gli stabilimenti che appartengono al Presidio ospedaliero e che presentano differenti volumi e complessità della casistica ad essi afferente”.

 

Di fatto, la duplicazione delle Chirurgie e Ortopedie ha invece sancito la divisione tra i professionisti delle unità operative doppie che si sono incollati ai Distretti di appartenenza.

 

Vale inoltre la pena di segnalare che nel nostro territorio il problema del DEA di I livello è poi diventato una psicosi politica che interessa solo qualche politico frustrato. Gli autori della Rete si sono convinti che i problemi di appartenenza ad uno Stabilimento si  possono risolvere cambiandogli le mutande. Si sono inventati una formula tecnica che ha definito DEA sia il Sirai che il CTO. Una cazzata termonucleare da migliaia Kilotoni.

 

In questo nuovo scenario, a dir poco allarmante, risulta però che siano state negoziate le riduzioni delle seguenti strutture: Struttura Complessa -di seguito SC- di Pediatria -ridotta a Struttura Semplice Dipartimentali-, SC  di Medicina Trasfusionale e SC di Medicina di Laboratorio -entrambe ridotte a Strutture Semplici Dipartimentali-, SC di Otorinolaringoiatria -ridotta a SSD-, SC di Farmacia Ospedaliera -ridotta a SSD-, SC Medicina Fisica e Riabilitativa -ridotta a SSD- .

 

Per di più, sono scomparse dall’Atto aziendale le seguenti strutture: la SC di Rianimazione di Iglesias, la SS di Pronto Soccorso di Iglesias, la Chirurgia Pediatrica di Iglesias, la SC di Pneumologia di Iglesias, la SC delle professioni sanitarie, la SSD di Emodinamica del Sirai, il Settore della Medicina Nucleare e l’Anatomia Patologica, una SC di Radiologia, una SS di Emodialisi -ogni 3000 abitanti-, le due SS di Diabetologia territoriale e una SC di Direzione Medica di Presidio.

 

Eppure, le disuguaglianze di salute nel Sulcis Iglesiente continuano ad esistere e nessuno punta a risolverle, perché prigioniero di logiche di campanile o di altri interessi.

 

La salute è disuguale perché forse non ha un “Tavolo tecnico” in Assessorato Igiene e Sanità in grado di motivare a partecipare  migliaia di cittadini, come accade per altri attori.

 

La salute dei cittadini del Sulcis-Iglesiente deve trovare alloggio nei tavoli regionali  per mettere in discussione la credibilità di chi si dichiara esperto, e invece non lo è, e la facilità con cui anche le persone meno preparate si ritengono in grado di prendere decisioni in un ambito  molto complesso come quello sanitario.

 

In attesa dell’approvazione dell’Atto Aziendale ATS e della Rete, sorgono spontanee alcune domande: le gravide del Sulcis-Iglesiente potranno partorire in sicurezza negli anni a venire? Le urgenze chirurgiche e traumatologiche saranno garantite da professionisti competenti nello Stabilimento sede di DEA? I trasporti secondari urgenti tra i due Stabilimenti e tra il Presidio Ospedaliero unico e i Presidi Hub saranno assicurati da personale dedicato, senza correre il rischio di far partire il personale in turno o di negoziare l’infermiere e l’OSS con altre Unità Operative? Sarà garantita l’aggregazione dell’offerta ospedaliera erogata da Unità Operative appartenenti alla stessa disciplina ubicate nello stesso  presidio ospedaliero, per le quali è dimostrata una sovrapposizione della casistica o volumi significativamente inferiori agli standard nazionali (DM n. 70 2 aprile 2015) e per le quali l’aggregazione comporta dei vantaggi assistenziali o organizzativi?

 

Uno sguardo prudente sulla necessità di un nuovo Distretto Sanitario a Carloforte sarà giudicato come un atteggiamento da “signori del tempo perso” che si oppongono al cambiamento e allo sviluppo? Le reti tempo dipendenti, rete IMA, rete Stroke e rete Trauma saranno assicurate attraverso l’individuazione di un percorso assistenziale che supera le logiche organizzative per singola ASSL?

 

Caro nipote,

il Nuovo Atto Aziendale e Rete Ospedaliera non regalano risposte precise. Offrono, però, un’indicazione implicita: la salute dei cittadini – come persone e come popolazione – è ancora collegata alle guerre di campanile e agli interessi dei singoli. A questo, mi dicono, occorre puntare, anche a costo di fare qualche patto con me (che sono il diavolo).

 

Dopo una disamina sommaria sto ancora cercando l’uscita

 

Saluti

 

Berlicche

 

CARBONIA IGLESIAS 7 SETTEMBRE 2017