UN ATTO DI CIVILTA’
PROT. 161 – COMUNICATO DEL 23 MAGGIO 2018
Agli Iscritti all’Albo OPI Carbonia Iglesias
Ai cittadini del Sulcis Iglesiente
Al Direttore ASSL Carbonia
Al Direttore ATS Sardegna
Chiedere scusa è stato un atto di civiltà.
Forse inusuale e impopolare ma doveroso a fronte degli accadimenti in cui siamo coinvolti e che vede le ragioni della famiglia Scanu venire prima di qualsiasi altra deduzione difensiva e corporativa da parte delle professionalità e del management interessati.
Noi infermieri abbiamo il dovere di assumerci le responsabilità di confrontarci con i fatti. E i fatti suggeriscono che potrebbe essere stato commesso un errore e ribadiamo che se abbiamo commesso un errore, potrebbe essere per la sottovalutazione degli esiti. Nessun dolo e nessuna premeditazione, ma abbiamo pur sempre a che fare con una vicenda dolorosa che richiede profonda riflessione.
Rispetto alla eventuale sottovalutazione degli esiti, abbiamo voluto farci carico delle incombenze conseguenti al nostro ruolo istituzionale e professionale e di dominus dell’assistenza di cui al DM 739/94: non scarichiamo ad “altri” colpe che magari anche possiedono e/o al “sistema salute” in generale e/o “all’organizzazione del lavoro” nello specifico, perché di quel meccanismo del sistema e di quella organizzazione siamo ingranaggio neppure marginale.
Non abbiamo quindi inteso di eludere il momento che richiede rispetto anche per gli infermieri dello stesso Pronto Soccorso del PO Sirai, che esercitano in mezzo a mille difficoltà, senza curarsene e pur subendo alcuni contraccolpi dalle criticità del “servizio sanitario nazionale”, del quale altri dovrebbero farsi carico.
Attenzione: a tutela dei diritti del cittadino non stiamo conferendo responsabilità ai tre infermieri della dotazione organica del Pronto Soccorso in servizio la sera del 23 Aprile. Stiamo doverosamente richiamando l’attenzione di tutti sul fatto che in un team multidisciplinare e multiprofessionale l’infermieristica ha un ruolo centrale nel governo e nell’indirizzo del processo assistenziale e non può quindi chiamarsi fuori da nessuna fase della sequenza di accadimenti portati all’attenzione dell’Ordine solo a mezzo stampa e non dai diretti protagonisti.
E poiché a 48 ore dalla denuncia della famiglia Scanu nessuna comunicazione da parte dei professionisti chiamati in causa è stata apprezzata, tra l’indifferenza, negare l’evidenza, fare finta di niente e l’assegnazione delle responsabilità a terzi, abbiamo compiuto l’atto formale più istituzionale possibile: chiedere scusa.
Ci discostiamo, tuttavia, dall’approccio al problema che passa per un modello accusatorio, la ricerca di un colpevole, la responsabilità all’organizzazione: siamo per un circuito virtuoso che possa giungere a rimuovere gli errori latenti e segnalarli a chi di competenza per rivalutare il modello organizzativo e le criticità.
Non assegniamo a terzi alcuna responsabilità e parimenti confidiamo che non siano eventualmente conferite ai soli iscritti all’Ordine Infermieristico: vigileremo.
L’Ordine Professionale, in rappresentanza di tutti e a suo insindacabile giudizio, ha optato per metterci la faccia e la firma: gli eventi innanzi a noi rischiano seriamente di rimettere in discussione non solo il ruolo e l’immagine e il decoro dell’infermieristica in generale, ma tutta la programmazione all’interno della quale, come già accennato, operiamo ogni giorno e che non possiamo permetterci di subire passivamente senza documentare disservizi e circostanze: che limitano la qualità delle cure; che persistono nel limitare l’assistenza; che non rendono eque scelte allocative; che sono freno a una integrazione multi professionale; che non valorizzano l’infermieristica.
Agli infermieri la Corte di Cassazione intima di essere portatori di una posizione di garanzia nei confronti degli assistiti loro affidati: dovere giuridico di provvedere alla tutela del bene salute contro qualsivoglia pericolo atto a minacciarne l’integrità. Questo è un principio per noi innegoziabile.
Concludiamo con estrema chiarezza che non possiamo accettare la deriva di commenti che vanno oltre le righe quando gratuiti, arbitrari e offensivi da parte di lettori del quotidiano che ha reso nota la vicenda.
Siamo impegnati tutti i giorni a dare risposte assistenziali in linea con i bisogni dei cittadini e il rispetto che stiamo chiedendo per il dolore della famiglia Scanu è oltremodo doveroso per i professionisti coinvolti.
Il presidente OPI Carbonia Iglesias Graziano Lebiu
opi-Chiedere scusa è un atto di civiltà